• Febbraio 12, 2020
di Redazione Anci

Speciale Carnevali Storici

A Ivrea il Carnevale si veste di Rosso con la battaglia delle arance

La protagonista dell’evento è la Vezzosa Mugnaia, eroina della festa sin dalla sua apparizione nel 1858. Lo spirito del carnevale vive nella rievocazione della sollevazione del popolo contro il Marchese di Monferrato. E la celebre Battaglia delle arance rievoca questa rivolta
A Ivrea il Carnevale si veste di Rosso con la battaglia delle arance

Un carnevale senza maschere…un carnevale storico che sebbene abbia origini e radici più antiche, è consuetudine datarne l’origine nel 1808; anno in cui inizia la verbalizzazione scritta delle cerimonie nei Libri dei Verbali. Stiamo scrivendo del Carnevale di Ivrea. Un evento unico in cui storia e leggenda si intrecciano per dar vita a una grande festa civica popolare dal forte valore simbolico e con numeri importanti. Sono, infatti, circa 100.000 gli spettatori che attira ogni anno. 11.000 i quintali di arance utilizzate durante la Battaglia nel 201, nove le squadre a piedi e oltre cinquanta i carri divisi tra pariglie e tiri a quattro che prendono parte alla Battaglia in ogni edizione.
Ogni epoca ha consegnato al Carnevale qualcosa in cui credeva o che lo rappresentava. Si è così costruito un complesso cerimoniale in cui è possibile distinguere tra il Carnevale vero e proprio (rituali, personaggi e cerimonie che vanno dal tardo medioevo al 1858) e quanto si è aggregato nel corso degli anni.

Tra i simboli più noti al grande pubblico la già citata e spettacolare Battaglia delle arance che si svolge per tre giorni nelle principali piazze cittadine, e che comprende un cerimoniale rigido, custode della tradizione.
La vera protagonista dell’evento piemontese è la Vezzosa Mugnaia, metafora di libertà ed eroina della festa sin dalla sua apparizione nel 1858. Lo spirito dello storico carnevale vive nella rievocazione della sollevazione del popolo contro il Marchese di Monferrato che affamava la città. Nella leggenda fu il gesto eroico di Violetta, la figlia di un mugnaio, a liberare il popolo dalla tirannia. Ribellatasi allo ius primae noctis imposto dal Signore della città. E la celebre Battaglia delle arance rievoca proprio questa rivolta.
I cittadini e i visitatori, a partire dal Giovedì Grasso, su ordinanza del Generale, scendono in strada indossando il classico Berretto Frigio, un cappello rosso a forma di calza che rappresenta l’adesione ideale alla rivolta e quindi l’aspirazione alla libertà.
E proprio rispetto alla battaglia, nell’Ottocento le arance, frutto esotico e non comune, venivano usate come segno di omaggio e lanciate dai balconi della città, garbatamente prima e con più accanimento poi, durante il Corso di Gala. A questa consuetudine, si fa risalire l’origine della Battaglia delle arance, scesa successivamente nelle piazze.
Infine, non si può non far riferimento alla lunga tradizione enogastronomica legata all’evento che si traduce nelle fagiolate benefiche rionali, una memoria che risale al Medioevo, quando razioni di fagioli, bene prezioso nell’alimentazione dei popolani, erano distribuite dalle Confraternite eporediesi ai poveri.

Ph: Luisa Romussi, Franco Marino, Massimo Sardo

 


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