Chi è Leila Khaled, l’attivista palestinese che ha fatto scoppiare la bufera sull’università di Torino occupata dagli studenti filopalestinesi? Leila Khaled è una di quelle icone rivoluzionarie la cui immagine, al pari di Che Guevara, è diventata quasi più conosciuta delle loro gesta. Colpa di una foto, scattata dal fotografo Eddie Adams, che la ritraeva in un campo di addestramento mentre imbracciava un AK-47 con indosso una kefiah. Foto diventata tanto famosa che la stessa Khaled dovette sottoporsi a 6 interventi di chirurgia estetica per non essere riconosciuta e poter continuare a compiere azioni in favore della Palestina.

Nata a Haifa durante il protettorato inglese, la sua famiglia fuggì in Libano nel ‘48 dopo l’espulsione dei palestinesi. Diventa una militante da giovanissima: all’età di 15 anni, seguendo le orme del fratello, si unisce al Movimento nazionalista panarabo. Il ramo palestinese diventa, dopo la Guerra dei 6 giorni del 1967, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, organizzazione riconosciuta come terroristica da Ue, Usa, Canada, Australia e Israele.

I due dirottamenti

Balza agli onori delle cronache alla fine degli Anni Sessanta con due dirottamenti aerei, attività scelta dal Fronte come arma di pressione politica che verrà in seguito disconosciuta dalla stessa Khaled. Il primo dirottamento avviene nel 1969 ai danni di un Boeing 707. Il volo dirotta l’aereo a Damasco. L’anno successivo, con il volto chirurgicamente modificato, partecipa al dirottamento di uno dei quattro dirottamenti simultanei di Dawson’s Field nel quale viene ucciso il dirottatore nicaraguense Patrick Argüello. Lei verrà sopraffatta, ha con sè due granate a mano ma non le usa. L’aereo viene fatto atterrare a Londra e Khaled viene consegnata alla polizia inglese. Sarà liberata più tardi, nell’ambito di uno scambio di ostaggi a seguito di un ulteriore dirottamento.

La seconda vita politica

Dopo questi episodi, Leila Khaled diventa una politica e tiene diverse conferenze. Innanzitutto nel Regno Unito, Paese per cui svilupperà una grande passione dopo il suo arresto. Qui tiene conferenze fino al 2002. Entra a far parte del Consiglio Nazionale Palestinese e appare regolarmente al World Social Forum. Nel 2011 tiene un ciclo di conferenze in Svezia, inclusi un discorso al Primo Maggio del Partito Comunista Svedese e dell’Organizzazione Centrale dei Lavoratori Svedesi. Viene bloccata nel 2017, a Fiumicino, ed è costretta a tornare ad Amman, in Giordania, dove vive con il marito Fayez Rashid e i figli Bader e Bashad. Nel 2020 avrebbe dovuto parlare a una conferenza su Zoom alla San Francisco State University, ma in seguito alle pressioni del gruppo ebraico “End Jewish Hatred”, Zoom Facebook e Youtube impediscono di usare le loro piattaforme. Leila Khaled è citata in numerose canzoni e a lei sono dedicati molti brani di gruppi come TheTeardrop Explodes, Magtens Korridorer, Olive no Ki no Shita de.

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