Dopo la brutta esperienza di un tumore al seno, l’intervento di ricostruzione mammaria è spesso carico di aspettative. E giustamente. Guarire, ritornare a stare bene e sentirsi “come prima” è più facile se si è recuperata l’integrità fisica e l’armonia delle forme. Non sempre, però, le cose vanno così. Sì, il risultato di una ricostruzione mammaria può essere decisamente insoddisfacente. In questi casi è necessario sottoporsi a un intervento di ricostruzione secondaria del seno.

“Le ricostruzioni mammarie secondarie sono una parte molto importante del lavoro dello mio studio – spiega Pietro Berrino -. A noi si rivolgono sia donne che hanno ottenuto un risultato sgradevole e innaturale, sia donne che in seguito al primo intervento provano fastidio e dolore. In entrambi i casi, la situazione può essere molto migliorata, ma come sempre non si può generalizzare: ogni paziente, ma soprattutto ogni caso è unico, a iniziare dal quadro oncologico precedente e dalle cure seguite”. E, quando il “difetto” non è una sfumatura, ma comporta dolore o è tale da pregiudicare la simmetria e l’armonia del corpo, l’intervento può avvenire a carico del Servizio Sanitario Nazionale. In questo periodo non è facile accedere agli ospedali, è vero. Non così però per alcune strutture convenzionate, come l’Istituto Clinico Ligure di Alta Specialità, ICLAS, di Rapallo, dove le pazienti provenienti da tutte le regioni italiane ad eccezione della Liguria (la convenzione infatti non la comprende) possono essere operate in tempi brevi e senza alcun esborso.

Quando è necessario fare una revisione di una ricostruzione mammaria precedente?

Tra i casi più frequenti ci sono le posizioni anomale assunte dalle protesi, che possono essere state collocate male o possono essersi spostate in seguito all’incapsulamento, che si verifica quando l’organismo reagisce a quel corpo estraneo che è la protesi rivestendolo di uno spesso tessuto fibroso. In conseguenza di questo fenomeno, il seno ricostruito è “strano” e innaturale.

“Negli interventi secondari più che mai, è fondamentale rivolgersi a specialisti che padroneggiano tutte le tecniche ricostruttive. In alcuni casi può essere necessario eliminare il tessuto fibroso che circonda la protesi, sostituire quest’ultima e posizionarla in modo diverso. In altri è fondamentale ricorrere al lipofilling, autotrapianto di grasso che può essere abbinato alla manovra precedente o eseguito da solo, con il risultato di rendere i tessuti più morbidi, elastici e vitali”. E, soprattutto in seguito a certe cure oncologiche, questo è un passaggio fondamentale. Ancora, il lipofilling è particolarmente utile in presenza di dolore, che si attenua scompare o in seguito alla “rinascita” dei tessuti.