Cultura

Carnevale di Ivrea, la Battaglia delle Arance diventa fenomeno 2.0

Festa di contestazione e di rottura, di annientamento e di rinascita. Il Carnevale è rito pieno di colori e di eccessi, ma anche di mistero e di rievocazioni arcaiche dove sfilano satira e comicità, maschere e carri allegorici, cortei danzanti e costumi folcloristici. In Italia la geografia del carnevale da nord a sud contempla borghi e grandi centri, ciascuno con le proprie tradizioni.
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Così se a Venezia il volo dell’angelo apre i festeggiamenti, a Ivrea volano arance nello Storico Carnevale tra i più antichi e famosi in Europa. La Battaglia delle Arance è l’evento culminante: per tre giorni (quest’anno dal 3 al 5 marzo), la sfida a colpi di arance tra squadre a piedi e carri da getto trasformano la città in un vero e proprio campo di battaglia dove a scorrere, però, a differenza della tomatina di Valencia, è il succo dorato delle arance. Le sue origini affondano nella rivolta popolare che, in epoca medievale, portò all’abbattimento della tirannia feudale e all’affermazione di Ivrea come comune libero. Secondo la leggenda, a infiammare la rivolta fu il gesto eroico della figlia di un mugnaio, Violetta, che, ribellatasi allo ius primae noctis, uccise il feudatario con la sua stessa spada.


Il Carnevale di Ivrea è, dunque, una festa popolare dal forte valore simbolico, celebrazione dell’autodeterminazione di un popolo in cui storia e leggenda si intrecciano. Il rituale è lungo e rigoroso e culmina con la celebre battaglia: nella rievocazione, il popolo è rappresentato dalle squadre di aranceri a piedi che, sprovvisti di qualsiasi protezione, combattono contro le armate del feudatario, simboleggiate dai lottatori sui carri trainati da cavalli. La Mugnaia è, certo, il personaggio più importante della manifestazione, simbolo di libertà ed eroina della festa. È accompagnata dal Generale, figura istituita in epoca napoleonica, che con lo Stato Maggiore sovrintende la festa e il suo regolare svolgimento - prima della dominazione napoleonica il carnevale eporediese era celebrato autonomamente da ogni rione, così le rivalità sfociavano spesso in scontri sanguinari – e a seguire il Sostituto Gran Cancelliere, custode della tradizione, i giovani Abbà e il Podestà, rappresentante del potere cittadino. Il Carnevale di Ivrea costituisce, dunque, un incredibile patrimonio culturale e una straordinaria lezione di educazione civica, di affrancamento dalle tirannie, di lotta per l’uguaglianza e la libertà, che si tramanda e rafforza di generazione in generazione.


La Battaglia delle Arance è l’evento più spettacolare, motivo di richiamo per migliaia di spettatori da tutto il mondo. Oggi vi prendono parte oltre 4mila tiratori a piedi suddivisi in nove squadre e oltre 50 carri trainati da cavalli. Sono 20mila i visitatori che ogni anno arrivano in città per il carnevale. Nei tre giorni di combattimento, una speciale giuria osserva l’andamento della battaglia e premia la squadra che si è distinta per ardore, tecnica e lealtà. Di queste, i Diavoli Aranceri sono la squadra più competitiva e blasonata. Da quando nel 1973 un gruppo di amici, provenienti da altre ‘piazze’, decise di fondare i Diavoli, la squadra ha ricevuto 35 riconoscimenti, di cui 12 primi e altrettanti secondi posti e altri piazzamenti. Un record assoluto. Sono proprio loro i vincitori in carica, proclamati nella scorsa edizione. Da 46 anni, i valori che trasmettono sono sempre gli stessi: passione viscerale prima di tutto, amicizia e lealtà, forza e coraggio, rispetto e fede. Per capirne la grinta e la combattività incisa nel dna bastano i versi del loro coro di battaglia: “dei nostri colori andiamo sempre fieri, e il Diavolo paura non ne ha! Noi del Rondolino siamo i padroni, anche in 500 tiriam come leoni”.


Il Rondolino è la loro piazza di riferimento, la casa dei Diavoli: solitamente destinato a parcheggio, durante le celebrazioni del carnevale diventa luogo temuto e rispettato da tutti i carri da getto coinvolti. Il fischio inconfondibile che richiama in schieramento gli aranceri e dà inizio alla battaglia è lanciato da un personaggio leggendario del Carnevale di Ivrea, Didon, al secolo Antonio Vernetto, presidente in carica e capo carismatico dei Diavoli fin dalla fondazione. Subito dopo la sua arringa si scatena un inferno di immagine dantesca, tra urla e fisici possenti che si scontrano, lanci di arance feroci quanto bordate di cannone, volti trasfigurati da concentrazione e potenza, spintoni e gomitate, ma anche sorrisi e tanti abbracci pure tra avversari. All’interno del gruppo non esistono ruoli ma un profondo spirito di amicizia e di solidarietà, valori unici che contraddistinguono la manifestazione. Terminato l’assalto ai carri, pezzi di arance ricoprono tutti, sull’asfalto creano una purea che arriva fin oltre la caviglia. Per evitare di essere presi di mira dai sugosi proiettili arancioni, gli spettatori devono indossare il famoso Berretto Frigio, rosso e a forma di calza, simbolo dell’ideale adesione alla rivolta. Ma anche questo non è garanzia di riparo sicuro.


La fama dei Diavoli Aranceri è ormai nota oltre i confini nazionali e tra le nuove generazioni, grazie all’immagine forte della squadra e allo stile 2.0 con cui si sta facendo conoscere. I Diavoli sono stati infatti i primi a lanciare una campagna mediatica tecnologica di altissimo livello, con affissioni e maxi led walls anche nelle zone strategiche di Milano, come si può vedere in questi giorni transitando dalle Colonne di San Lorenzo, Porta Venezia o in piazza Gae Aulenti, centri della movida meneghina. L’impatto è notevole, da Super Bowl. Una dimostrazione della passione con cui i Diavoli credono nelle proprie tradizioni e nelle potenzialità del loro Carnevale, tanto da volerlo far conoscere nel resto del mondo. I risultati già ci sono. Oggi molti turisti scelgono Ivrea proprio per il suo carnevale unico. Con l’occasione hanno la possibilità di scoprire la storia e l’arte della Città Industriale del XX secolo dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Unesco e il territorio canavese, uno splendido angolo di Piemonte con un’infinità di tesori naturalistici e itinerari enogastronomici. Per gli appassionati d’arte, il circuito delle antiche dimore canavesi è ricco di sorprese, dal castello di Aglié a quello di Masino, suggestiva poi la zona dei Cinque laghi, parte di un anfiteatro morenico di origine glaciale.