Giustizia & Impunità

Jerry è morto in silenzio e senza nemmeno aver avuto giustizia. Altro che ‘il razzismo non esiste’

Henry Jerry Boakye aveva 31 anni, era arrivato in Italia dal Ghana nel 2006. Faceva il saldatore a Castel Volturno fino a quando sul bus, a luglio 2017, è stato aggredito senza motivo con un pugno alle spalle. Una vile aggressione razzista continuata alla fermata del bus, con Jerry a terra.

L’aggressore aveva poi voltato le spalle e se n’è andato, lasciando Jerry paralizzato per sempre. Vorrei ripeterlo: era rimasto paralizzato per sempre Jerry, a 29 anni e senza motivo. Fino a morire, ieri, in silenzio; perché per la tristezza e la solitudine aggravata dalla pandemia, negli ultimi tempi Jerry si era lasciato andare.

All’epoca dei fatti, la sua storia era stata raccontata su ilfattoquotidiano.it, su altri media e sui social raggiungendo alcune persone che hanno quindi voluto conoscerlo, innamorandosi subito della sua purezza d’animo, del suo sorriso e del suo ottimismo: “tornerò a camminare” diceva. Tra queste Celestina Morando, che ha lanciato una raccolta fondi su GoFundMe per permettere a Jerry di affrontare le spese e i costi delle terapie riabilitative. Oltre trecento persone hanno donato in questi anni per sostenere la sua vita quotidiana.

Jerry viveva in una residenza assistenziale sanitaria, Villa Rachele a Caivano, dove è stato accolto, curato, sostenuto in questi ultimi due anni. Sebbene avesse avuto una diagnosi di “paraplegia definitiva degli arti inferiori e la diaparesi degli arti superiori” ha dovuto pagare tutte le analisi, tutte le visite specialistiche. Non ha ottenuto nessun sostentamento, nessuna pensione. Dopo due anni di richieste, l’avrebbe ricevuta il prossimo novembre. Non ha fatto in tempo.

Jerry ci lascia senza avere avuto nemmeno giustizia. Il suo aggressore è attualmente sotto processo. A difendere Jerry l’avvocato Hilarry Sedu.

Celestina, Hilarry, Marina e tanti altri sono stati vicini in questi anni a Jerry. Si sono ritrovati tutti sul web, non si conoscevano ma tra raccolta fondi, visite, concerti di fundraising organizzati dalla Associazione Culturale Herbie Goins, si è creata una piccola comunità che ha aiutato Jerry a vivere, a continuare nonostante tutto.

La pandemia non ha certo aiutato. Le solitudini sono diventate più profonde, il viso è stato solcato dalla sofferenza. E Jerry ha cominciato a dare i primi segnali di cedimento e di resa. Non riusciva a mangiare, non dormiva, sbalzi di pressione, piaghe da decubito e delle analisi che purtroppo peggioravano. In questi mesi è stato ricoverato in ospedale varie volte. L’ultima qualche giorno prima di chiudere gli occhi per sempre la notte tra il 19 e 20 ottobre.

La salma adesso sarà rimpatriata in Ghana. Chi vuole può sostenere le spese e donare in memoria alla famiglia di Jerry, in questo triste e delicato momento. La campagna è raggiungibile al link https://www.gofundme.com/f/aiutiamo-jerry-pestato-per-razzismo.